Gay & Bisex
Ambulante rumeno
di Bottony
05.03.2021 |
2.266 |
7
"Gli diedi due belle sberle con entrambe le mani con decisione, poi mi abbassai e gli morsi la natica sinistra per fargli allentare un po’ di tensione..."
La storia che sto per raccontarvi risale a due anni fa, ovvero quando ho cominciato ad avere il mio vizietto, come lo chiamo io.
Sono un bel ragazzo campano di 37 anni alto 1,93 x 87 kg. e riscuoto discreto successo tra le donne – modestamente abbastanza figo. Le ragazze del mio rione, in particolare, sono state quasi tutte incastrate e mi piace spesso cambiare e assaggiare cose diverse.
Facendo il mercato e tenendo una mia bancarella di vendita di abbigliamento mi devo svegliare presto la mattina ma sono libero a partire dal pomeriggio. Ciò mi consente di avere del tempo per la cosa che mi piace di più, la figa e fotterla.
Sono un tipo grezzo, curato, che veste bene, taglio sempre fresco, rasato ai lati, lungo in alto e pettinato indietro, profumato e sempre docciato. Mi alleno a casa è ho un fisico atletico e la mia costituzione robusta mi aiuta. Questo alle donne fa proprio impazzire. Così come ogni tanto devo dire anche agli uomini. Profumo, deodorante, braccia grosse.
Spesso è capitato che qualcuno mi guardasse da dietro la bancarella con la bava alla bocca. Anche da qualche altro ambulante ho ricevuto delle proposte, gente sposata, fidanzata, insospettabile e via dicendo. Ho sempre detto no perché la cosa per alcuni mi faceva venire lo schifo e per altri mi lasciava quasi indifferente. Senza essere troppo bacchettone, mi facevo una risata e stuzzicavo la persona che mi faceva proposte (alcuni anche di soldi) con un abbraccio forte o una toccata di culo mentre a loro veniva la bava alla bocca. Insomma ci giocavo e cercavo di capire che cosa potessero provarci in me. Ero proprio un figlio di buona donna.
Ma veniamo all’episodio di due anni fa, quando al mercato del giovedì in viale Fuorigrotta c’era un nuovo tipo, che non avevo mai visto, a vendere alla bancarella del formaggio del Sig. Esposito, era forse 1,70, straniero, probabilmente rumeno, chiaro di carnagione con un corpo abbastanza muscoloso e definito, e con gli occhi azzurri.
Dalla mattina mi continuava a guardare strano. Io che non ero fesso ho capito subito che intenzioni aveva. Quella mattina poi ero più attraente perché avevo la maglietta polo ralf loren e la tuta calvin klein che mi faceva venire un pacco grosso che le signore si fermavano tutte lì con lo sguardo mentre mi pagavano e la lingua penzoloni. Ovviamente io la mettevo perché sapevo che le donne si fermavano più volentieri a vedere un bel manzo, poi per perdere tempo magari compravano anche una canotta da due euro. Insomma era una pubblicità per la mia attività.
Lui però non doveva guardarmi in quel modo. Mi ricordo che mi venne il sangue al cervello quando anche il mio dipendente si accorse che nei momenti calmi il tipo mi fissava. Io mi voltai e lo beccai che mi stava guardando mentre lui si girava per l’imbarazzo. Insomma l’avevo beccato ma evidentemente era timido. Mi voltai con il mio dipendente e gli dissi “Se gli piace il pesce, dovrebbe andare a qualche bancarella più avanti.” E così ci siamo fatti una risata.
Questa timidezza di lui, però, mi fece incuriosire. Così per stuzzicarlo andai a dargli la mia solita pacca sulla spalla e per metterlo in imbarazzo presentandomi, si chiamava Iulian. Ho detto al mio dipendente di guardare cosa stavo facendo e poi di farci una risata. Ovviamente quando sono arrivato era molto freddo perché aveva paura forse che andassi dal suo padrone a dire tutto quello che avevo capito, che aveva un dipendete ricchione. Poi, tutto imbarazzato, con lo sguardo fisso al mio pacco che nel frattempo stava gonfiandosi, mi disse che se volevo potevamo prendere una birra dopo aver smontato la bancarella. Mi feci dare il suo numero e gli feci uno squillo per fargli credere che ero veramente interessato. Poi ritornammo ognuno alle proprie faccende ed io, per farlo cuocere a puntino, ogni tanto facevo l’occhiolino.
Smontammo la bancarella, ci salutammo ed io mi avviai verso casa, quando, arrivato al garage, mentre stavo caricando la merce nuova per il giorno successivo, ricevo una chiamata da un numero, era lui, mi venne subito in mente. Cazzo che coglioni. “Pronto!”, faccio io. “Ciao, ho visto che non mi hai più richiamato, mi stavi prendendo per il culo?”. Che sfrontato! “in effetti si ma ormai devo mantenere la parola, se mi dai mezz’ora ho finito e passo a prenderti. dove ti trovo?”. Lui mi diede l’indirizzo e dopo circa mezz’ora fui da lui. Si era docciato e sentivo il suo profumo buono e dopo un saluto imbarazzato salì in macchina. Io non sapevo perché lo stessi facendo ed era una cosa molto insolita. Eppure da quella mattina non avevo smesso di desiderare quel culo e di fare mio quel rumeno che mi faceva venire il sangue alla testa. Ero diciamo molto incuriosito dalla cosa.
Mentre ero alla guida, diedi sfoggio delle mie capacità per impressionarlo e vedevo che un po’ aveva paura della velocità e un po’ guardava la mia mano sul cambio. Parlammo di auto e cambio automatico. Distrattamente gettava uno sguardo su di me mentre vedevo i suoi capelli scompigliarsi con il vento del finestrino aperto. Diedi qualche respiro più profondo per continuare a sentire il suo odore e poi mi dissi che non potevo più aspettare e che me lo dovevo fottere subito.
Lo portai in una casa abbandonata che ogni tanto avevo usato per scopare con qualche bella figa. Certo non era un cinquestelle e non c’erano letti per stare comodi però per l’occasione mi sembrava il posto adatto. Guardavo le sue gambe e le sue ginocchia e mi veniva in mente di aprirle come le coscette di un pollo arrosto.
Lui non mi parlava e aspettava che decidessi per entrambi. Sapeva che lo guardavo con attenzione e certamente aveva capito cosa gli sarebbe successo di lì a poco ma lo vedevo molto rilassato.
Andai a tentativi, e gli presi la mano. Lui cerco di stringermela ma io gliela misi sul mio pacco che già era bello tosto. Cominciava a massaggiarlo con avidità. La cosa mi eccitava ed era strano che un maschio mi toccava in quel modo e che mi eccitassi. Era deciso a prendersi il suo premio.
Così imboccai la strada che portava alla casa. Gli chiesi di spostare la barra del vialetto che non era attaccata a nessun catenaccio e lui scese. Mi ricordo come fosse ieri. Lui scese e mi chiese se fosse stato pericoloso. “stai tranquillo che ci sono io a proteggerti, è un posto tranquillo!”, lui si incammino verso il rudere della casa mentre io parcheggiavo proprio nel vialetto, in modo che la macchina non si vedesse dalla strada, proprio dietro la stalla.
Vedevo che era molto eccitato e rosso in viso ed io volevo fottere come un toro e incularlo a sangue. Presi dal bagagliaio la mia coperta che usavo in occasioni del genere, in caso di scopate veloci in posti scomodi. Avevo una erezione pazzesca che palesemente si vedeva da sotto i miei pantaloni.
Lui guardava l’arco di ingresso della casa, forse per capire se il tutto gli sarebbe crollato in testa. Arrivai da dietro e lo baciai sul collo mentre con il mio cazzo duro facevo pressione sulla sua schiena. Di nuovo quell’odore, questa volta lo sentivo anche misto ad un odore di latte. Lui si sciolse un po’ e poi mi disse “non qui!”.
Feci strada verso la casa e apri la porta tenuta chiusa da uno spago. Ci fermammo nella prima stanza. Lui si avvicino mentre sentivo il cazzo che mi scoppiava. Provò a baciarmi ma, prima di farlo arrivare a toccare la mia bocca, gli abbassai la testa duramente sul mio cazzo già fuori dalle mutande. Cazzo quanto volevo sfondare quella bocca. Cominciai a fotterlo senza sosta, senza pietà. Come non facevo di solito con le ragazze. Lui si lamentava, aveva qualche conato di vomito, poi si abituò ai colpi e cominciò anche ad interagire di lingua oltre che a prenderlo e basta. Sentivo che lo prendeva bene e che era allenato. Mi leccava la punta, poi l’asta, le palle con avidità. Aveva voglia anche lui e questa cosa mi eccitava molto.
Ad un tratto mi ricordai molte cose della mia gioventù, tempi oramai passati ma che ritornarono subito. Gli presi la testa e provai a mettergli la lingua in bocca. Lui la prese e l’accolse. Se la passo da un lato all’altro. La succhiava con avidità.
Si riabbassò e si mise nuovamente a lavoro. Gli prendevo la testa e gli ficcavo tutto il mio cazzo in bocca mentre lui godeva come un porco. Quando aveva dei conati lo punivo con degli schiaffoni con il cazzo sulla guancia. Qualche schiaffo ben assestato. Lo vedevi voglioso come una cagna in calore mentre si aggrappava con la mano alle mie cosce per cercare sostegno e equilibrio mentre mi stava spompinando l'asta per bene.
Così lo alzai e gli abbassai i pantaloni. Lo girai e lui poggiò le mani alla parete. Io avevo il cazzo tutto umido della sua saliva e pensai che quella sarebbe bastata per lubrificargli l’entrata. Aveva un culetto spettacolare. Gli diedi delle sberle su quelle belle natiche rotonde e poi indirizzai il cazzo su quella rosellina rossa. Sputai sulla punta e provai ad infilarlo. Prima piano e lui sembro risucchiarselo anche se vedevo che soffriva. Diedi dei colpetti e sentivo aprirsi piano il varco. Decisi di entrare tutto, affondai il mio randello e lo sentii tutto mio. Lui si divincolò, era abituato, si vedeva, forse non per quelle dimensioni, evidentemente, e mi fece un gesto con le mani per farmi capire che era sofferente.
Ritentammo di nuovo. Affondai di nuovo. Tutto… lui si divincolò nuovamente per sfilarsi. Fece un giro su stesso dolorante e mi disse guardandomi in faccia di fare piano. Piano? Altro che piano pensai. Lo girai di forza e lo costrinsi ad abbassarsi mettendosi a pecora. Gli diedi due belle sberle con entrambe le mani con decisione, poi mi abbassai e gli morsi la natica sinistra per fargli allentare un po’ di tensione. Anche io sapevo farci con i culi stretti. Così glielo infilai tutto dentro e questa volta se lo prese tutto senza esitazioni. Infoiato com’ero mi ricordo solo del fatto che quella mancata resistenza mi aveva mandato in estasi e cominciai a sbatterlo duramente con tutta la forza che avevo. Colpi duri e ben assestati. Lui voltava la testa da una parte all’altra in un misto di piacere e dolore, in questa posizione non poteva più sfilarsi. Era mio. Continuai per circa 5 minuti a fotterlo duro senza fermarmi come un treno, poi cominciai a muovermi piano, a farglielo sentire per tutta la circonferenza, ad allargare il buco con tutto il mio cazzo con dei movimenti rotatori. Poi di nuovo pam, pam, pam, che culo ragazzi! La sua docilità mi spingeva a scoparlo ancora più forte. Mi tolsi la maglietta già tutta sudata. Tutto attorno a noi calcinacci e odore di muffa in quella che forse doveva essere una stanza adibita ad un laboratorio o non so cosa. Poi ancora pacche forti, non credevo ai miei occhi. Mi piaceva usarlo anche se non volevo essere maleducato ma mi faceva sentire proprio un animale.
Lo alzai, si voltò, fece per baciarmi ma lo fermai perché in quel momento non avevo altro desiderio se non rimettere il mio cazzo dentro quel culo rumeno stretto. Gli dissi di allargare le gambe e poggiare le mani in un’altra parete. Lui obbedì e mi abbassai per mordere nuovamente quelle chiappette sode. Altre sberle… non mi capacitavo di quanto ben di dio. Ero su un altro pianeta. Lui mi aspettava inarcando la schiena e mugolando. Così gli puntai di nuovo il cazzo dritto in culo e attesi che lui se lo prendesse con un risucchio. Al primo movimento indietro, lo afferrai per il collo e per i fianchi e glielo sbattei dentro tutto tanto da vederlo starnazzare. Continuavo a sbatterlo ed in quel momento avvertii quella sensazione di godimento che provi quando sai di aver trovato l’incastro giusto… cosa che capita non spesso devo dire…
Continuavo a castigarlo, guardando anche la porta di ingresso per sentire eventuali rumori, poi lo presi dai fianchi e comincia a stringerlo a me scopandolo duramente. Duro duro, ragazzi, come me lo stavo scopando duro. Che goduria… sentivo la carne lacerarsi dentro.
Lui era rosso ovunque e mi fermai per paura di fargli male. Sfilai piano e lo vidi farmi un sorriso e girarsi di nuovo abbassandosi per prendere la mia asta turgida tutta in bocca. Ripulendola dalla saliva mista a umori vari. La leccò di nuovo per bene e poi si fermò. Si alzo e si diresse fuori, nel cortile della casa. Io lo guardavo con il cazzo duro tra le mani e lo seguivo. Si avvicinò ad un pozzo e poggiò le mani sul bordo rimettendosi a pecora e guardandomi per invitarmi a farlo lì all’aperto. Che eccitazione vederlo alla luce ed il suo modo simpatico e sorridente. Era stato bravo e non potevo deluderlo. D’altronde in quei posti non passava mai nessuno.
Mi avvicinai abbassandomi completamente i pantaloni. Lo presi dai fianchi e gli feci assaggiare altri colpi di cazzo mentre il suo culo si apriva come il burro. Colpi assestati che lo facevano traballare tutto. Poi si sfilava e di nuovo lo prendevo dai fianchi riempendolo tutto e scopandolo ancora più forte di prima. Ero come un tir carico. Plof, plof, plof, plof, plof.
Mi fermai per toccarmi i capezzoli e lui cominciò a muoversi scopandosi da solo e guardadomi con la testa girata. Gli feci un gesto di assenso e poi lo sistemai con i gomiti ben piazzati sul bordo. Lo scopai alzando una gamba e poggiando il piede proprio sul bordo dove lui era poggiato. Lo sentivo tremare di piacere ad ogni balzo, sentivo la sua schiena tremare a contatto con il mio petto. Stavo per venire e mi allontanai.
Mi feci nuovamente spompinare, lui si abbassò a leccarmi tutte le palle e gli schiacciai la testa al mio inguine. Tolsi la catena che portavo al polso perché credevo potessi perderla oltre che fargli male e lui ricominciò a segarmi il cazzo mentre con la bocca lavorava di lingua sulle palle.
Lo rimisi sul pozzo a pecora e gli infilai il cazzo mentre mi avvinghiavo a lui stringendolo bene. Volevo venire. Picchiavo duro senza sosta quel culo bianco e poi qualche pausa mentre lui si continuava a scopare da solo.
Erano già trenta minuti buoni che me lo fottevo duro e avevo le palle piene. Rientrammo all’interno della casa dove avevo lasciato la coperta che poggiai a terra. Mi sdraiai e cominciai a segarmi per sborrare mentre lui si accovacciò accanto a me per prendere il suo premio. Sborrai per saziarlo facendo dei guizzi che gli scaldavano il viso, guizzi che lui leccava avidamente.
Mi alzai seduto esausto con il cazzo ancora duro e bello pulito. Lui si ricompose e si puliva con un fazzoletto il culo pieno di residui. Si avvicinò e mi porse un tovagliolo pulito e una mano per aiutarmi ad alzarmi. Gli diedi una spinta verso di me e lo baciai con passione. Che soddisfazione mi aveva dato! Dovevo ripagarlo di tutti quelli che gli avevo negato durante quella mia prima scopata con un uomo…
…dopo tanto tempo!
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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